mercoledì 29 febbraio 2012

lunedì, 29 gennaio 2007


"DAMMI LE ANIME TIENITI IL RESTO"
«Quando mi sono dato a questa parte di sacro ministero intesi consacrare ogni mia fatica alla maggior gloria di Dio ed a vantaggio delle anime, intesi di adoperarmi per fare buoni cittadini in questa terra, perché fossero poi un giorno degni abitatori del cielo. Dio mi aiuti di poter così continuare fino all’ultimo respiro di mia vita. Così sia».
(nei commenti la quarta parte "Una vita per i giovani")
postato da: SuorBernardina alle ore 08:32 | link | commenti (5)
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#1   29 Gennaio 2007 - 09:51




28. Alla sera, i più intelligenti di quei ragazzi vanno a gruppetti da Don Bosco che fa loro scuola. Devono accorciare il sonno di un paio d’ore hanno ancora il viso bianco di calce o nero di fuliggine. Ma vogliono imparare a leggere e a scrivere, e Don Bosco glielo insegna e insegna anche ad essere amici del Signore.






29. Scrive: “Durante la settimana, e specialmente nei giorni di festa, il mio confessionale era attorniato da una cinquantina di giovani che attendevano anche lungo tempo per potersi confessare”. Don Bosco aveva loro insegnato che il segreto della felicità è l’amicizia con Dio.





30. Dopo una grave malattia e una lunga convalescenza trascorsa ai Becchi, Don Bosco torna a Torino accompagnato da sua mamma. Le ha detto: “Ho affittato tre stanze a Valdocco e presto ospiterò dei ragazzi abbandonati. Non verreste a fare da mamma ai miei ragazzi?”. Ci ha pensato un momento, poi ha risposto: “Se credi che questa sia la volontà del Signore, sono pronta a venire.








31. Sotto una pioggia battente, nel maggio del 1847, un ragazzo bussa disperato alla porta di Don Bosco. “Vengo dalla Valsesia. Sono bagnato e non ne posso più. Per favore non mandatemi via. Fatemi dormire qui, accanto al fuoco”.
È uno dei tanti ragazzi in cerca di lavoro, che alla sera finiscono sotto i portici e negli squallidi dormitori pubblici.






32. Dopo quel ragazzo portato dalla Provvidenza e dalla pioggia, ne arrivano in pochi mesi altri sette. Non hanno parenti, né amici che li possano ospitare alla sera, che preparino per loro una minestra calda. Don Bosco li ospita nelle stanze che ha affittato accanto al prato del suo oratorio. Ma come mantenere quei ragazzi?





33. La prima persona che l’aiuta non è una contessa, ma sua madre Margherita. Questa donna di 59 anni vende il suo anello, i suoi orecchini, la piccola collana che ha custodito gelosamente per comprare pane e farina gialla e per la polenta.





34. Tra i primi ragazzi, che Don Bosco ospita in casa sua e manda alle scuole pubbliche e alle officine di città, qualcuno chiede a Don Bosco di diventare come lui, cioè di spendere la propria vita per altri ragazzi in difficoltà. Nascono così i Salesiani. I ragazzi ospitati da Don Bosco sorpassano i 100 nel 1854, toccano i 500 nel 1860, arriveranno a 800.





35. -Che gliene pare di me?
- Mi pare che ci sia della buona stoffa
- E a che può servire?
- A fare un bell’abito per il Signore.
- Dunque io sono la stoffa e lei sia il sarto. Faccia di me un bell’abito per il Signore!
Questo dialogo curioso si svolse nell’autunno del 1854 tra Don Bosco e un ragazzo di 12 anni, Domenico Savio.





36. In uno dei primi giorni dopo il suo arrivo all’Oratorio era andato in chiesa, davanti alla Madonna, e le aveva detto: “Maria, vi dono il mio cuore. Fate sempre che sia vostro”. Domenico veniva da Mondonio, un paese del Monferrato. La sua famiglia era poverissima.





37. Per Domenico la comunione era il centro della giornata. Nella sua prima Comunione aveva scritto a lettere grandi questo impegno: “I miei amici saranno Gesù e Maria”: Nell’oratorio Domenico vide con dispiacere che non molti ragazzi facevano la comunione tutti giorni.



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#2   29 Gennaio 2007 - 11:03
Il prossimo Capitolo Generale dei salesiani avrà come tema proprio il motto di don Bosco.

"Facendo nostro il motto “Da mihi animas, coetera tolle”, vogliamo assumere il programma spirituale ed apostolico di Don Bosco e la ragione del suo instancabile operare per “la gloria di Dio e la salvezza delle anime”.
Così potremo ritrovare l’origine del nostro carisma, il fine della nostra missione, il futuro della nostra Congregazione.
Un salesiano

utente anonimo

#3   29 Gennaio 2007 - 13:15
Ciao Sr. Bernardina!
Naturalmente leggo anch'io (insieme a Matteo) il fumetto della vita di Don Bosco...
Ti ringrazio.
E ti ringrazio anche per averci invitato alla riflessione sul "Da mihi animas...."
A Don Bosco vorrei chiedere di insegnare a noi adulti, genitori, educatori ecc..., di riscoprire il significato di quel "Cetera"...
In una realtà quotidiana inflazionata da troppo "resto", il superfluo, l'inutile, il poco significativo..., Don Bosco ci guidi a riscoprire l'essenziale perchè solo così riusciremo ad arrivare all'anima dei nostri ragazzi.
Quell'...anima che si nutre di "Essere" più che di fare...
Il Signore ci conceda il dono di "essere" nei confronti dei nostri giovani, più che di "fare"...
Essere..., per loro, l'amore di Dio.

Federica
utente anonimo

#4   29 Gennaio 2007 - 15:35
Da mihi animas: è ciò che ha reso santo Don Bosco. "Io per i miei ragazzi striscerei la lingua da Torino a Superga"- diceva Don Bosco. Avrebbe fatto l'impossibile pur di salvare un'anima. Sia per noi la stessa cosa se vogliamo essere come Don Bosco! Sr. AnnaLaura
utente anonimo

#5   30 Gennaio 2007 - 13:30
Un saluto da una exallieva salesiana torinese!
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