mercoledì 29 febbraio 2012

giovedì, 01 febbraio 2007

 

Per aiutare a pregare 

Per ringraziare un amico, che mi aveva lasciato un commento, ho visto nel suo blog una simpatica rappresentazione di immagini. L'idea mi è piaciuta tanto, che , trovato il sito, mi sono cimentata per riuscire, con modalità e contenuti diversi, a realizzarla. Le immagini e i versetti dei salmi,vogliono essere un motivo di preghiera e di contemplazione. Quest'anno la nostra Ispettoria ha scelto come impegno di studio e di riflessione proprio i SALMI, perchè la PAROLA diventi respiro dell'anima. BUONA VISIONE
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#1   01 Febbraio 2007 - 18:21
Bel lavoro sui salmi. Le immagini dicono tanto. A me è piaciuto soprattutto la frase e l'immagine relativa al salmo 61: In Te riposa l'anima mia. Complimenti! Sr. AnnaLaura
utente anonimo
#2   02 Febbraio 2007 - 10:10
Oggi è la Giornata della vita consacrata; auguri dunque, carissima suor Bernardina: a te e a tutte le tue consorelle!
Laura
Cuoredipizza
#3   02 Febbraio 2007 - 10:24
Il legno inutile

In un angolo sperduto del mondo, nel folto di una foresta fittissima,
c'era una scaletta…
Era una semplice scala a pioli, di vecchio legno stagionato e usurato.
Era circondata da abeti, lanci, betulle. Alberi stupendi.
Là in mezzo sembrava davvero una cosa meschina.
I boscaioli che lavoravano nella foresta, un giorno, arrivarono fin là.
Guardarono la scala con commiserazione: "Ma che robaccia è?" esclamò uno.
"Non è buona neanche da bruciare" disse un altro.
Uno di loro impugnò l'ascia e l'abbatté con due colpi ben assestati. Venne giù in un attimo.
Era davvero una cosa da niente. I boscaioli si allontanarono ridacchiando.
Ma quella era la scala su cui ogni sera si arrampicava l'omino che accendeva le stelle.
Da quella notte il cielo sulla foresta rimase senza stelle.
C'è una scala anche dentro di te.
Paragonata alle tante cose che ti vengono offerte ogni giorno é un niente.
Ma è la scala che serve per salire ad accendere le stelle nel tuo cielo, si chiama preghiera.

Autore: Bruno Ferrero - Libro: A volte basta un Raggio di Sole

Un mio contributo di ricerca, auguri per oggi, che è la tua festa.
Ely
utente anonimo
#4   03 Febbraio 2007 - 11:04
I Salmi possono essere considerati, in una ipotetica gerarchia d’importanza, la preghiera più efficace ed importante dopo la Santa Messa ed il Santo Rosario.
“I Salmi sono lo specchio delle meraviglie di Dio nella storia del suo popolo e delle situazioni umane vissute dal salmista. Un salmo può rispecchiare un avvenimento del passato, ma è di una sobrietà tale da poter essere pregato in verità dagli uomini di ogni condizione e di ogni tempo"
Roberta
utente anonimo
#5   04 Febbraio 2007 - 09:24


NON TEMERE, D’ORA IN POI SARAI PESCATORE DI UOMINI


Tu che tieni tanto alla pastorale vocazionale, attingi dal vangelo di oggi quegli insegnamenti di come si devono gettare le reti, per diventare "pescatore di uomini".

Buona domenica Rudy
utente anonimo
#6   06 Febbraio 2007 - 20:12


Continua la tua pesca abbondante. Ciao!Ti voglio bene!

utente anonimo

mercoledì, 31 gennaio 2007


Oggi grande festa in casa mia, come  in tutti gli ambienti salesiani del mondo, perchè don Bosco è grande e ha ancora tante cose da dire ad ognuno. Affiniamo l'orecchio e ci sentiremo ripetere con voce di padre" Basta che siate giovani, perchè io vi ami".

( nei commenti le foto dei vincitori del QUIZ su don Bosco)

postato da: SuorBernardina alle ore 08:20 | link | commenti (9)
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Commenti

#1   31 Gennaio 2007 - 08:34


Ci siamo sentiti amati, per questo diciamo “ GRAZIE ” a chi si è adoperato per farcelo sperimentare. Con preghiere, canti , giochi e tanta allegria abbiamo imparato molte cose belle sulla vita di don Bosco.





Anche qui l'esperienza è stata bella!
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#2   31 Gennaio 2007 - 08:50
MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE AI GIOVANI DEL MGS 2007

Carissimi giovani, anche se lontani nel tempo, penso a voi e vi sento vicini con la vostra voglia di vivere, di essere felici. Sostengo con la mia preghiera le vostre aspirazioni più belle, e vi sono accanto nei vostri momenti difficili. Voi siete la mia vita, e perciò queste mie sono le parole di chi vi ama teneramente nel Signore Gesù.
Carissimi,
successore di un sognatore, ho fatto anch’io un sogno e ve lo voglio raccontare, con la stessa semplicità e confidenza con cui il nostro padre don Bosco si confidava ai suoi giovani nelle buone notti a Valdocco.
Ho sognato che lui stesso vi scriveva personalmente questo messaggio, quasi come una nuova Lettera da Roma. Io gli ho solo prestato la mia mano (e il mio computer).
Eccovi dunque il messaggio di don Bosco. Leggetelo con la stessa semplicità e lo stesso amore dei suoi giovani.
Un saluto caro anche da me.
Don Pascual Chávez Villanueva

utente anonimo
#3   31 Gennaio 2007 - 08:56
Carissimi giovani,

anche se lontani nel tempo, penso a voi e vi sento vicini con la vostra voglia di vivere, di essere felici. Sostengo con la mia preghiera le vostre aspirazioni più belle, e vi sono accanto nei vostri momenti difficili.
Voi siete la mia vita, e perciò queste mie sono le parole di chi vi ama teneramente nel Signore Gesù.

Vorrei avere tutto l’amore dolce e forte di mia mamma Margherita per parlare al vostro cuore di figli e comunicarvi quella grande passione per la vita che ella mi ha trasmessa fin da bambino. Nel suo cuore di madre pulsava il cuore di Dio amante della vita, ed io ho imparato a riconoscerlo nella splendente e calda luminosità delle albe e dei tramonti, come nel povero che bussava alla porta di casa. La mamma trovava le parole giuste, i gesti essenziali per svelare con semplicità l’amore che abbracciava la vita. Un amore che copriva e guariva anche la ferita profonda aperta dalla morte di mio padre.

Le stesse parole tenere e forti io rivolgo a voi, cari giovani. La vita è il dono più prezioso che avete ricevuto: rispettate, difendete, amate e servite la vita, tutta la vita e la vita di tutti!
Il Dio appassionato della vita non tollera che si faccia mercato della vita dell’uomo. Gli esseri umani non sono merce. Ci sono stati tempi, e purtroppo non sono finiti, in cui gli esseri umani erano venduti e comprati. Succedeva nelle vie di Valdocco, come succede oggi nelle piazze e nelle strade delle vostre città.
Non ho più dimenticato quel che ho visto nelle carceri e nelle strade, nella terribile realtà di tutti i giorni. Ha cambiato la mia vita: decisi così di spenderla per liberare i giovani da tutte le carceri, quelle materiali e quelle della solitudine, della tristezza, dell’ignoranza, della delinquenza, dello smarrimento, della disperazione.
I miei erano tempi tristi, ma anche voi vivete avvenimenti drammatici in cui ancora una volta domina il disprezzo per la vita umana, la violenza terroristica, l’abuso e lo sfruttamento di bambini e di donne. Di fronte a tale realtà non potete rimanere indifferenti, soprattutto come giovani. Da voi deve nascere una nuova energia, un movimento che comunica la passione di Dio per la vita dell’uomo.

Voglio mostrarvi, cari giovani, il cammino per rispondere a questa missione e per vivere una vita piena, felice e feconda. Il segreto è l’amicizia con Gesù Cristo. In Lui si è manifestata la misericordia e la tenerezza del Dio che ama la vita. Egli è entrato nel vivo della vicenda umana, unica e meravigliosa; ha speso tutta la sua vita liberando, salvando e dando vita a tutti gli oppressi dal male; ha conosciuto la gioia, l’amicizia, ma anche il dolore, la persecuzione e la morte. Ma dando la propria vita per amore e risorgendo dalla morte, ha dato origine ad una vita piena e per sempre.
La sua resurrezione è come l’eruzione di un vulcano che dimostra che nell’interno dell’universo arde già il fuoco di Dio, che agiscono già la nuove forze vitali di una terra trasfigurata.

Per capire e vivere questo mistero che sta nel cuore della vita, cari giovani, dovete alzare lo sguardo.
«Che cosa vedi, Geremia?», chiede il Signore al profeta. «Vedo un ramo di mandorlo» (Ger 1,11-12). Il mandorlo è l’albero che fiorisce per primo e annuncia la primavera. Lo stato di veglia lascia intravedere al profeta l’invisibile nel ramo fiorito. Solo l’occhio attento e vigile riesce a cogliere questo miracolo, il miracolo della vita che rinasce dopo l’inverno. Per capire il vostro cuore, il mistero profondo della vita, dovete essere vigili, con gli occhi attenti e illuminati della fede.
Alzate gli occhi dalla quotidiana distrazione che vi conduce a un vuoto di pensiero, cominciate a far vivere la parte più profonda e più intima di voi stessi, affidatevi alla preghiera che vi svelerà le profondità del cuore di Dio e del vostro cuore di uomini e donne. Dai pozzi profondi della vostra anima attingerete un nuovo senso delle cose, una visione ampia della storia, la fraternità che nasce del cuore del Cristo Risorto, che si manifesta nella Chiesa. Essa è il “sacramento” della misericordia di Dio in questo mondo. È la casa di Dio accessibile, calda ed accogliente, il luogo dell’ascolto della sofferenza dell’uomo, in particolare dei giovani e dei poveri.

La vostra società, almeno quella occidentale, è più ricca, ma deve fare i conti con nuove povertà. E la Chiesa non può situarsi in altro posto se non vicino alla Croce di Gesù, sorgente di resurrezione. Il suo posto è vicino ai piccoli, alla gente sfinita e ferita, a quelli che non contano o sono rimasti tagliati fuori dalla carovana trionfante del progresso. Cristo, ancora una volta, viene crocifisso fuori dalla città, ai margini della storia. La Chiesa “samaritana” deve essere là: i poveri sono la sua “terra santa”. E questa terra santa è il terreno fecondo del vostro impegno giovanile.
La Chiesa deve rendere visibile, in modo trasparente, la bellezza e l’amore di Dio che vuol vivere in mezzo a noi, oggi. E voi, cari giovani, dovete costruire questa Chiesa come Cristo la vuole, volto della misericordia del Dio della vita.

Questa è la via che ho voluto insegnare ai miei cari giovani di Valdocco e che vi invito a costruire nei vostri ambienti giovanili. Valdocco non era uno spazio anonimo come la strada, ma una vera casa accogliente, un ambiente umanissimo, ricco dei valori e del calore della famiglia. Mia madre Margherita ci ha messo tutta la cura e la tenerezza di una madre. Io ci ho messo tutto l’amore di un padre. Come un vero padre di famiglia, ho dato ai miei figli una casa, i vestiti, il pane, il lavoro, l’istruzione, il divertimento. Ho sposato con tanta passione questa missione che chiesi al Signore di farmi incontrare e di poter accogliere tanti giovani, e di liberarmi da tutto ciò che non era il loro interesse.
L’oratorio divenne un luogo di vita e di aggregazione giovanile, dove le attese e le iniziative dei giovani, il loro linguaggio e il loro protagonismo trovavano accoglienza, promozione e spazio.
Camminavano in una vera maturazione di uomini e di cristiani, entusiasti della vita, secondo lo spirito di libertà del Vangelo. Le vigorose personalità maturate a Valdocco ne sono la prova: da Domenico Savio a Michele Magone, fino ai pionieri missionari, Cagliero, Lasagna, Costamagna, Fagnano, e tante altre figure di alto profilo.
Educavo la libertà e la creatività dei miei giovani: li volevo illuminati sui motivi delle loro decisioni; davo tutto il posto dovuto alla ragione; moltiplicavo le lezioni di catechismo e le buone notti, in cui spiegavo perché e come si deve credere. Volevo dei ragazzi energici nelle loro scelte, senza rispetto umano. Li spingevo a prendere delle iniziative in tutti i campi. Non li tenevo in clausura per paura del mondo. Ci aprivamo con coraggio alle parrocchie, ai bisogni della città, della Chiesa, del mondo. Era un ambiente incredibilmente traboccante di vita e di entusiasmo. Eravamo coscienti di poter cambiare il mondo, e l’amore che ci legava insieme ne era già il segno.

Sogno che ogni mia opera sia come il primo mio oratorio, e penso a voi per fare realtà questo sogno. Il mio sogno è di vedere i giovani che incontrano Cristo e trovano in Lui il senso e la gioia della vita, la risposta alle loro attese e ideali, il loro ruolo nella Chiesa e nel mondo. Il mio sogno è di vedere voi, giovani del Terzo Millennio, come risorsa del presente, sviluppando i vostri talenti e le vostre energie di bene, investendoli nel servizio degli altri, in modo da ringiovanire la società e la Chiesa. Il mio sogno è di vedervi missionari dei vostri amici, rendendo visibile negli avvenimenti di tutti i giorni il volto di Cristo nel quale ognuno si riconosce.
Questo mio sogno si concretizza nell’impegno mio e di tutta la Famiglia Salesiana di essere sempre più chiaramente ed esplicitamente promotori della cultura della vita, contro tutto ciò che può minacciarla o sminuirla, portatori dell’amore di Dio, padri e maestri di spirito, guide intelligenti e capaci di accompagnarvi nella ricerca di progetti di vita belli e coinvolgenti.

In questo impegno contate sempre sull’aiuto materno dell’Ausiliatrice, la Madonna dei tempi difficili, che è stata per me una Madre e una Maestra e che ha promesso di prendere sotto la sua speciale protezione quanti entrano in una casa salesiana. Affidatevi a Lei con tutta fiducia e anche voi vedrete fiorire i miracoli nella vostra vita.

Cari giovani, sentitemi sempre vicino a voi; uno solo è il mio desiderio, quello di vedervi felici adesso e per sempre, seguendo il cammino delle beatitudini evangeliche, per poter partecipare tutti insieme alla grande festa della vita nel cielo.

Torino, 31 gennaio 2007


utente anonimo

#4   31 Gennaio 2007 - 10:50
Bellissima la lettera del Rettor Maggiore che ha interpretato i sentimenti, le aspirazioni di Don Bosco oggi. Adoperiamoci a far sentire ai giovani il gusto della vita e rendiamoli responsabili di questo grande dono che Dio ci ha affidato dalla nascita fino alla morte. Uniamoci a tutta la Famiglia Salesiana che oggi con i giovani fa festa al Santo dei giovani, a Don Bosco. Preghiamolo che ci ottenga sante vocazioni. Sr. AnnaLaura
utente anonimo
#5   31 Gennaio 2007 - 11:21
Auguri sorella a lei e a tutto il suo istituto e anche a tutti coloro che oggi festeggiano l'onomastico! :-)
Pace & Bene!
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#6   31 Gennaio 2007 - 11:22
Buona Festa!
Chiediamo a Don Bosco il dono di saper creare, all'interno dei nostri ambienti, quel clima familiare, base e fondamento del sistema educativo che si viveva a Valdocco.
Faccia della nostra Comunità una vera Famiglia in cui si ama, si cresce, si condivide, si collabora, si lavora, si perdona....

Federica
utente anonimo

#7   31 Gennaio 2007 - 15:37
Come esprimere i sentimenti del cuore ,in questa bella festa del caro Padre Don Bosco?
Risuona ancora oggi il richiamo di fedeltà a una vita ricca di Preghiera, sacrificio, mortificazone, allegria , affinchè i giovani attirati da tanto amore guardino un pò di più il Signore.
Viva Don Bosco!
Nannina
utente anonimo
#8   31 Gennaio 2007 - 16:16
Auguri carisismi a te e a tutta la tua famiglia religiosa!
Cuoredipizza
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#9   02 Febbraio 2007 - 08:53
Ci sarebbe da parlare per giorni di quest'uomo, dell' amore per i bambini, della sua instancabile ricerca di un mondo migliore per chi non aveva neppure più dei sogni.

Ci piacerebbe parlare della sua opera che con Valdocco continua in tutto il mondo

Ci piacerebbe dire tante cose...ma non renderebbero nulla della persona.

Di lui ricordo una foto in un quadro nella camera da letto della casa dei miei nonni, una foto che ha accompagnato momenti dolci e tristi che scorrevano al di sotto di essa nell'imperturbabile corso delle cose che la vita ci prospetta giorno dopo giorno.

Lui guardava, bonariamente sorrideva, dava sollievo averlo li.

Mi ha sempre incurisiosito, l'ho studiato, l'ho letto, ho cercato di comprendere il significato profondo del suo amore per l'uomo, per il suo futuro, per i suoi sogni.

Simona lo ha amato profondamente comprendendone all'interno di una scuola la forza ed il senso di giustizia che solo il darsi agli altri può infondere. Ora, nelle sue ore di insegnamento, cerca di ritrovare qualcosa di lui nei gesti che scorrono e nel sorriso di un bimbo.

Un giorno con mia madre abbiamo deciso di visitare la sua casa a Castelnuovo. Era un giorno di nebbia e di freddo , quelle giornate che solo in provincia di Asti conoscono e che riescono comunque a rendere bellissime con il loro calore umano (ho lavorato in quelle zone per due anni e posso dire che sono persone vere e di cuore).

Da tre anni soffrivo di forti dolori dovuti alla sciatica che curavo con punture ed antidolorifici, dolori che quel giorno erano molto intensi.

Andammo in quella piccola casa, fortemente suggestiva, piena di una forza che stento a pensare possa essere solo di questo mondo. La visitammo a lungo, immaginando la vita del bambino che Don Bosco fu, dell'uomo che divenne.

Ce ne andammo pieni di un senso di appagamento interiore che pochi luoghi al mondo riescono a dare.

Da quel giorno improvvisamente non ebbi mai più dolori alla sciatica. Non so se questo è un caso, ma mi piace pensare che sia un piccolo regalo di quest'uomo al bambino che anche io sono stato.
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martedì, 30 gennaio 2007

 

“Fa’ che il nostro cuore, con l’aiuto di Maria, possa essere infiammato
dal fuoco dell’ardore e dello slancio evangelizzatore,
per essere segni credibili dell’amore di Dio ai giovani”
( nei commenti l'ultima parte di " Una vita per i giovani"
#1   30 Gennaio 2007 - 14:27
"Renditi umile, forte e robusto": è quanto dice a Giovannino la bella Signora del sogno dei 9 anni.
Umile, forte e robusto per essere un vero animatore salesiano. Questa è la strada che ha fatto Don Bosco. Percorriamola anche noi. Sr. AnnaLaura
utente anonimo
 
 
 


38. Per questo Domenico cercò di fondare un gruppo con i giovani migliori. Si diedero il nome di “Compagnia dell’Immacolata”, e promisero alla Madonna di ricevere sovente Gesù nella comunione e di diventare dei piccoli apostoli in mezzo agli altri ragazzi. Aveva poca salute, Domenico. Volò in cielo pochi mesi dopo, piccolo grande santo.
 



39. Nell’autunno del 1853 Don Bosco si siede a un deschetto e davanti a quattro ragazzi martella una suola. Poi insegna a maneggiare a lesina e lo spago. Inizia così, all’interno dell’oratorio, il primo laboratorio per giovani apprendisti. Don Bosco lo fa perché nelle officine e nelle botteghe i piccoli lavoratori sono sfruttati con una giornata lavorativa che arriva anche a 15 ore, e sono a fianco di adulti che a volte parlano e agiscono male.
 



40. Negli anni che seguono Don Bosco allarga la sua casa, apre laboratori per falegnami, sarti, legatori di libri, tipografi, fabbri. Vengono ad imparare un mestiere “ragazzi orfani di padre e madre e totalmente abbandonati. Dice: “Voglio fare di questi ragazzi degli>

41. Nel 1864 Don Bosco inizia a costruire, nei prati di Valdocco, un grande santuario a Maria Aiuto dei Cristiani. Sarà finito nel giugno del 1868 e Don Bosco dirà: “Ogni mattone di questa chiesa è una grazia concessa dalla Madonna a chi l’ha invocata.”
 



42. Quattro anni dopo, Don Bosco fonda le Figlie di Maria Ausiliatrice. Alle prime dice: “Voi siete povere e poco numerose, ma avrete tante allieve che non saprete più dove metterle. Voi farete alle povere fanciulle il bene che i Salesiani fanno i ragazzi”.
 



43. Nel 1875 Don Bosco consegna il crocifisso ai primi dieci Salesiani che partono missionari per l’America del Sud. Sono i suoi ragazzi che sono cresciuti, che desiderano dedicare la loro vita ai giovani sbandati e che vanno a fare i “Don Bosco” in altre parti del mondo. Dice loro: “Cercate anime, non denari, né>

44. Papa Pio IX considera Don Bosco suo grande amico, e sovente lo invita a Roma chiedendogli consiglio per decisioni importanti. Ma Don Bosco continua ad essere un prete semplice e povero, che racconta i suoi sogni e che fa sorridendo profezie ai suoi ragazzi.
 




45. Senza quasi scrivere una parola, Don Bosco ha inventato un sistema di educazione familiare che presto tutti riconosceranno come il “sistema ideale” per educare i giovani. Scrive: “Questo sistema è tutto appoggiato alla parola della Bibbia che dice: La carità e benigna e paziente, soffre tutto, ma spera tutto e sopporta qualunque disturbo.
 


46. Nel 1876 Don Bosco fonda una nuova famiglia: i Cooperatori Salesiani. Sono amici che lavorano per la salvezza dei giovani e aiutano le opere salesiane sparse ormai in tutto il mondo. Prima di morire, Don Bosco dice loro: “Senza la vostra carità, avrei potuto fare poco o nulla”. Don Bosco morì all’alba del 31 gennaio 1888. Poco prima aveva mormorato: “Dite ai miei ragazzi che li aspetto tutti in paradiso”.
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lunedì, 29 gennaio 2007


"DAMMI LE ANIME TIENITI IL RESTO"
«Quando mi sono dato a questa parte di sacro ministero intesi consacrare ogni mia fatica alla maggior gloria di Dio ed a vantaggio delle anime, intesi di adoperarmi per fare buoni cittadini in questa terra, perché fossero poi un giorno degni abitatori del cielo. Dio mi aiuti di poter così continuare fino all’ultimo respiro di mia vita. Così sia».
(nei commenti la quarta parte "Una vita per i giovani")
postato da: SuorBernardina alle ore 08:32 | link | commenti (5)
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#1   29 Gennaio 2007 - 09:51




28. Alla sera, i più intelligenti di quei ragazzi vanno a gruppetti da Don Bosco che fa loro scuola. Devono accorciare il sonno di un paio d’ore hanno ancora il viso bianco di calce o nero di fuliggine. Ma vogliono imparare a leggere e a scrivere, e Don Bosco glielo insegna e insegna anche ad essere amici del Signore.






29. Scrive: “Durante la settimana, e specialmente nei giorni di festa, il mio confessionale era attorniato da una cinquantina di giovani che attendevano anche lungo tempo per potersi confessare”. Don Bosco aveva loro insegnato che il segreto della felicità è l’amicizia con Dio.





30. Dopo una grave malattia e una lunga convalescenza trascorsa ai Becchi, Don Bosco torna a Torino accompagnato da sua mamma. Le ha detto: “Ho affittato tre stanze a Valdocco e presto ospiterò dei ragazzi abbandonati. Non verreste a fare da mamma ai miei ragazzi?”. Ci ha pensato un momento, poi ha risposto: “Se credi che questa sia la volontà del Signore, sono pronta a venire.








31. Sotto una pioggia battente, nel maggio del 1847, un ragazzo bussa disperato alla porta di Don Bosco. “Vengo dalla Valsesia. Sono bagnato e non ne posso più. Per favore non mandatemi via. Fatemi dormire qui, accanto al fuoco”.
È uno dei tanti ragazzi in cerca di lavoro, che alla sera finiscono sotto i portici e negli squallidi dormitori pubblici.






32. Dopo quel ragazzo portato dalla Provvidenza e dalla pioggia, ne arrivano in pochi mesi altri sette. Non hanno parenti, né amici che li possano ospitare alla sera, che preparino per loro una minestra calda. Don Bosco li ospita nelle stanze che ha affittato accanto al prato del suo oratorio. Ma come mantenere quei ragazzi?





33. La prima persona che l’aiuta non è una contessa, ma sua madre Margherita. Questa donna di 59 anni vende il suo anello, i suoi orecchini, la piccola collana che ha custodito gelosamente per comprare pane e farina gialla e per la polenta.





34. Tra i primi ragazzi, che Don Bosco ospita in casa sua e manda alle scuole pubbliche e alle officine di città, qualcuno chiede a Don Bosco di diventare come lui, cioè di spendere la propria vita per altri ragazzi in difficoltà. Nascono così i Salesiani. I ragazzi ospitati da Don Bosco sorpassano i 100 nel 1854, toccano i 500 nel 1860, arriveranno a 800.





35. -Che gliene pare di me?
- Mi pare che ci sia della buona stoffa
- E a che può servire?
- A fare un bell’abito per il Signore.
- Dunque io sono la stoffa e lei sia il sarto. Faccia di me un bell’abito per il Signore!
Questo dialogo curioso si svolse nell’autunno del 1854 tra Don Bosco e un ragazzo di 12 anni, Domenico Savio.





36. In uno dei primi giorni dopo il suo arrivo all’Oratorio era andato in chiesa, davanti alla Madonna, e le aveva detto: “Maria, vi dono il mio cuore. Fate sempre che sia vostro”. Domenico veniva da Mondonio, un paese del Monferrato. La sua famiglia era poverissima.





37. Per Domenico la comunione era il centro della giornata. Nella sua prima Comunione aveva scritto a lettere grandi questo impegno: “I miei amici saranno Gesù e Maria”: Nell’oratorio Domenico vide con dispiacere che non molti ragazzi facevano la comunione tutti giorni.



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#2   29 Gennaio 2007 - 11:03
Il prossimo Capitolo Generale dei salesiani avrà come tema proprio il motto di don Bosco.

"Facendo nostro il motto “Da mihi animas, coetera tolle”, vogliamo assumere il programma spirituale ed apostolico di Don Bosco e la ragione del suo instancabile operare per “la gloria di Dio e la salvezza delle anime”.
Così potremo ritrovare l’origine del nostro carisma, il fine della nostra missione, il futuro della nostra Congregazione.
Un salesiano

utente anonimo

#3   29 Gennaio 2007 - 13:15
Ciao Sr. Bernardina!
Naturalmente leggo anch'io (insieme a Matteo) il fumetto della vita di Don Bosco...
Ti ringrazio.
E ti ringrazio anche per averci invitato alla riflessione sul "Da mihi animas...."
A Don Bosco vorrei chiedere di insegnare a noi adulti, genitori, educatori ecc..., di riscoprire il significato di quel "Cetera"...
In una realtà quotidiana inflazionata da troppo "resto", il superfluo, l'inutile, il poco significativo..., Don Bosco ci guidi a riscoprire l'essenziale perchè solo così riusciremo ad arrivare all'anima dei nostri ragazzi.
Quell'...anima che si nutre di "Essere" più che di fare...
Il Signore ci conceda il dono di "essere" nei confronti dei nostri giovani, più che di "fare"...
Essere..., per loro, l'amore di Dio.

Federica
utente anonimo

#4   29 Gennaio 2007 - 15:35
Da mihi animas: è ciò che ha reso santo Don Bosco. "Io per i miei ragazzi striscerei la lingua da Torino a Superga"- diceva Don Bosco. Avrebbe fatto l'impossibile pur di salvare un'anima. Sia per noi la stessa cosa se vogliamo essere come Don Bosco! Sr. AnnaLaura
utente anonimo

#5   30 Gennaio 2007 - 13:30
Un saluto da una exallieva salesiana torinese!
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